Negli ultimi venti anni la rivoluzione informatica ha trasformato radicalmente il nostro modo di vivere, pensare, lavorare e comunicare. La crescente diffusione di apparecchi tecnologici ha fatto sì che tutto ciò che prima veniva conservato su supporti fisici, ora venga tradotto in codici per poi essere elaborato da computer. Questo processo prende il nome di digitalizzazione. L’adozione di una rappresentazione digitale in luogo di quella analogica, potenzialmente trasforma qualunque forma di attività umana di tipo simbolico in software, e cioè in istruzioni modificabili per descrivere e controllare il comportamento di una macchina. Inoltre la generazione dell’era Google (come viene definita da alcuni) trova le informazioni per il proprio sviluppo all’interno della rete internet. Si tratta di due elementi che hanno cambiato radicalmente il nostro modo di rapportarci all’informazione generando un coinvolgimento continuo da parte dell’utente. Chi utilizza Internet modifica l’enorme flusso d’informazione, secondo le sue esigenze, per il semplice fatto che se le costruisce attingendo da un archivio comune e libero (es: Wikipedia). Nella prima parte del nostro lavoro parleremo di come il modo di fare architettura è cambiato nell’era digitale, grazie all’avvento di una serie di nuovi strumenti supportati dai computer che hanno notevolmente modificato le modalità di progettazione e rappresentazione dell’architetto del nostro tempo. Progettazione e rappresentazione. Questa distinzione è importante poiché spesso si è portati a pensare, parlando di architettura digitale, ad un tipo di processo in cui la parte progettuale tradizionale (chiamiamola analogica) viene supportata da una parte rappresentativa digitale. In realtà si vedrà che gli strumenti studiati nel corso di questo lavoro sono per la maggior parte di stampo progettuale, utili quindi a supportare il progettista nelle fasi di concetto e, solo in seguito, di rappresentazione. Oltre a semplificare la gestione del flusso di lavoro, questi strumenti sono in grado di generare geometrie complesse attraverso l’utilizzo dinamico della linea curva. La curvilinearità è una caratteristica ricorrente in natura, soprattutto nelle forme viventi. Ha la caratteristica di essere molto adattabile ed è capace di descrivere le forme con continuità. Si può quindi dire che l’uso della curvilinearità associato allo sviluppo di nuovi strumenti informatici in grado di gestirla siano alla base delle avanguardie architettoniche dell’era digitale. Il nostro lavoro è stato quello di provare ad utilizzare gli strumenti, software, che più rappresentano la metodologia di cui sopra.Questo genere di processo, di per sé, non garantisce dei risultati sicuri. I dati di input provenienti dalle indagini entrano in un mondo digitale che non gli appartiene creando un cortocircuito logico, dando vita ad un risultato nuovo ed inaspettato. Il progetto si inserisce all’interno della Tate Modern londinese, precisamente nella Sala Delle Turbine, notoriamente utilizzata come sito per le grandi installazioni temporanee. Un’architettura dentro un’altra con la funzione di ospitare eventi ed esposizioni per la comunità dei progettisti digitali.